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Esposizione Beatrice, 1890
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- Esposizione Beatrice, 1890
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- Sixth-centenary celebrations for the death of Beatrice Portinari, Florence, 1890
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PersonVenuti de Dominicis, Teresa (1861-1928) MarchesaNata a Roma nel 1842, da Alessandro, di nobile famiglia di Bagnorea, e da Vittoria Latuille, fu educata nel collegio del Sacro Cuore di Trinità dei Monti. Fin da giovinetta si dedicò allo studio delle lettere classiche e delle lingue moderne, quali il francese e l'inglese, unendo alla coscienziosa preparazione filologica una sensibilità acuta e attenta. Nel 1870 sposò il marchese Luigi Venuti, patrizio di Cortona, che la lasciò vedova nel 1882. Dall'anno del matrimonio usò trascorrere gli inverni a Roma e le estati a Cortona, e di quella patria adottiva cantò le lodi e studiò la storia, come attestano numerosi articoli, saggi e poesie. Attiva nella vita culturale della Roma dell'ultimo quarto del secolo scorso e dei primi decenni del Novecento, fu stimata per la serietà degli studi umanistici e per la produzione poetica che accompagnò costantemente i più dotti lavori. Fu socia di una quantità di istituzioni culturali, fra le quali il consiglio della Arcadia e l'Accademia etrusca di Cortona. Da quest'ultima le donne erano "onninamente escluse" per statuto e nel caso della D. i membri intesero, come affermato negli Atti della seduta del 20 nov. 1885, "fare omaggio al merito di una gentildonna nota abbastanza al nostro paese per la sua cultura di mente e per le sue produzioni letterarie". La sua produzione poetica, apparsa in esili raccolte fin dal 1880, fu poi dalla D. stessa riunita in un elegante volume illustrato, Polymnia, pubblicato nel 1911. Vari sono l'ispirazione e il metro delle poesie, dalle quali emerge l'erudizione della D., e il suo amore per il mondo classico e le sue testimonianze. [...] Mentre la cultura classica le dettava le pagine dotte e appassionate del saggio su Boezio, la conoscenza delle lingue straniere e i viaggi giovanili per l'Europa centrale le consentirono una certa apertura d'orizzonte culturale, di cui sono testimonianza la traduzione dei Sonnets from Portuguese di Elizabeth Barrett Browning e il poema lirico Ginevra, ispirato agli Idylls of the King di Tennyson c musicato dal maestro G. Vigoni. All'attività letteraria e poetica unì l'impegno didattico e divulgativo, soprattutto nell'ambito dell'Accademia dell'Arcadia, ove organizzò corsi di lingue straniere e lezioni per il pubblico dei non specialisti, raggiungendo, come si legge ne L'Ossertore romano del 15 ott. 1928, "nobili scopi, e cioè di incoraggiare i giovani di nobile ingegno, indirizzando i loro studi secondo il pensiero cristiano, di cui si facevano alla lor volta banditori nelle conferenze". Allo stesso intento di divulgazione e di edificazione fu improntata la sua collaborazione a giornali femminili: ricorderemo Aigrette, periodico che si proponeva di "insinuare nella' donna il senso della propria dignità" combattendo a favore del "nuovo femminismo cristiano", e contro quello democratico e laico definito "funesto equivoco sociale che conduce inesorabilmente alla rovina quelle donne che gli prestano fede". Morì a Roma l'11 ott. del 1928.
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PersonGiarré-Billi, Marianna (1835-1906)Nata a Firenze il 10 luglio 1835, ereditò dal padre, professore di calligrafia, la passione per l'insegnamento. Fu perciò allieva maestra nelle scuole normali di Firenze e, dopo essersi diplomata, cominciò a insegnare privatamente alle fanciulle di alcune fra le famiglie più agiate. Più avanti fu ammessa come insegnante d'italiano nella classe detta allora preparatoria delle scuole normali femminili di Firenze e tenne contemporaneamente l'ufficio di assistente alla direzione. Dopo il 1882, in seguito alla trasformazione dei due corsi complementari della scuola normale nei quattro dell'istituto superiore di magistero femminile, ricoprì la carica di direttrice disciplinare del nuovo istituto occupandosi di problemi relativi alla scuola e all'educazione (nel 1872 uscì a Firenze Sulla istruzione elementare e tecnica in Baviera, Austria, Sassonia, Prussia, Belgio e Inghilterra. Con alcune considerazioni sulle scuole elementari e tecniche d'Italia e singolarmente di Firenze). Proveniente da una famiglia di schietti ideali patriottici, fin da giovinetta manifestò anche lei analoghi sentimenti. Si narra che il 29 maggio 1851, mentre si celebrava nella cattedrale di S. Croce una cerimonia commemorativa per i caduti di Curtatone e Montanara - vietata dal governo -, la G., appena sedicenne, sfidasse il fuoco della gendarmeria per raccogliere oboli fra la gente in favore delle famiglie dei soldati morti in guerra. Negli anni seguenti entrò in contatto e in amicizia con alcuni importanti esponenti del movimento patriottico, fra i quali il democratico G. Dolfi, P.C. Giannone, che nel 1870 fu testimone alle sue nozze, e lo stesso G. Garibaldi. Volontario garibaldino nelle campagne del 1859 e del 1866 fu anche colui che sarebbe poi divenuto suo marito, il medico Luigi Billi, futuro consigliere del Comune di Firenze, attraverso il quale ella estese notevolmente le proprie relazioni all'interno del mondo intellettuale fiorentino, sia quello "scapigliato" e di orientamento politico più radicale (da G. Carducci a D. Martelli), sia quello più moderato e meno trasgressivo gravitante, per esempio, intorno al salotto di Emilia Peruzzi. La G. stessa divenne così l'animatrice di uno dei più vivaci salotti culturali della città, che ebbe sempre però una precisa fisionomia: "carducciano nacque questo salotto - come scrisse La Nazione all'indomani della sua scomparsa - e carducciano essenzialmente rimase" (F. Bartolini, in La Nazione, 10 marzo 1906). Sul finire del secolo lo frequentavano con assiduità F. Martini, G. Chiarini, G. Mazzoni, I. Del Lungo, G. Biagi, S. Ferrari, C. Pascarella, E. Nencioni, N. Rodolico e molti altri. Queste frequentazioni politiche e intellettuali ebbero sulla G. un duplice effetto: da un lato stimolarono la grande passione che covava in lei fin dagli anni giovanili per la poesia e per la creazione letteraria; dall'altro, almeno inizialmente, la orientarono verso tematiche di spontaneo e talvolta un po' ingenuo patriottismo. Esemplare è il caso dei Versi per la patria, composti nel 1860 in occasione della visita a Firenze di Vittorio Emanuele II, dove ella fra l'altro cominciò a manifestare una predilezione, quella per lo stornello e il rispetto toscani, che avrebbe caratterizzato larga parte della sua produzione poetica. Nel 1861 alcuni suoi componimenti, inseriti nella Strenna per la Esposizione italiana (pubblicata a Firenze), suscitarono l'indulgente simpatia del Carducci, che nella recensione dettata per La Nazione scrisse: "La parola e il verso della signorina Giarrè corrono facili ed affettuosi. Ma, quando ella avrà veduto più a dentro nell'arte e nella natura umana, anche sentirà come la significazione popolare dell'affetto ami con maggior semplicità più raccoglimento e intensità più eloquente; e allora si accosterà più da presso alla buona poesia, della quale alcun raggio vivo balena in questi primi versi" (Opere, V, Bologna 1891, p. 213). La G. non riuscì a mettere in pratica i suggerimenti del Carducci. I suoi componimenti restarono semplici e spontanei, e, per quanto curata, l'armoniosa melodia dei versi non raggiunse mai le vette dell'autentica poesia. Quanto ai contenuti, prevalse più tardi l'intento moralistico e pedagogico che ben si conciliava con il contemporaneo esercizio dell'attività didattica. La G., che fu anche apprezzata scrittrice di prose (in cui riversò un'arguzia tutta fiorentina), pubblicò le sue poesie in alcune antologie destinate ai fanciulli e collaborò a numerosi periodici, fra i quali il Giornale dei bambini, diretto da F. Martini, e la Rassegna nazionale. Negli ultimi anni di vita alcuni suoi rispetti, stornelli toscani e proverbi rimati furono ospitati nella rivista Cordelia, diretta da I. Baccini. Altri suoi componimenti, proprio per il loro ritmo facile e armonioso, furono musicati: è il caso di brevi poesie quali La margherita, La cedrina, La ginestra, L'edera, che compaiono nel volume di Rime, edito nel 1878 da Sansoni (Firenze), nel quale ella raccolse parte della sua precedente produzione poetica. Presso la casa editrice Bemporad (Firenze), nel 1896, videro invece la luce le sue Fra zia e nipote. Novelline in versi. Composte in verso martelliano e illustrate da P. Massani, incontrarono il gusto popolare ed ebbero un discreto successo di pubblico. Di argomento mistico sono infine alcuni sonetti scritti fra il 1904 e il 1906 dalla G., che ebbe una profonda religiosità e che nell'intero arco della sua vita fece parte di numerose istituzioni di carità e di beneficenza.
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PersonCapecelatro Carafa, Enrichetta (1863-1941)Duchessa d'Andria
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PersonRossi Gasti, FilippinaFilippina Rossi Gasti was a teacher, poet and writer. She took part in the Beatrice Exhibition in Florence, 1890, with her paper ‘Le donne nella Divina Commedia’ (‘Women in the Divine Comedy’), which was awarded a gold medal certificate by the jury. She worked with the newspaper ‘Albo della Giovinezza’ (Bergamo, 1887-1896), edited by Lucia Brasi.
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PersonVivanti-Castelli, ReginaShe sent out a copy of her book for exhibition in the "Tribuna Beatrice" created as part of the 1890 Esposizione Beatrice.